domenica 14 giugno 2015

Bergoglio: un uomo che, attraverso la contempla­zione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive "della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare"

Il pettegolissimo Sandro Magister ha il merito di avermi fatto conoscere questo testo.
Sono gli appunti che il cardinal Bergoglio, cortesissimo, fece avere al cardinale cubano il giorno successivo a quelli in cui parlò ai cardinali convenuti in pre-conclave. Il cubano gli aveva chiesto il testo del suo intervento, e il futuro papa gli diede questi appunti, scritti a memoira apposta per lui. 
Ci sono molte cose che il papa ci ha nel frattempo dette in varie occasioni e in molti modi, ma qui sono sintetizzate in un modo che me le ha fatte capire meglio nella loro connessione reciproca, e mi ha commossa perché a Zurigo io sono venuta anche per queste ragioni, oltre che per continuare ad avere un lavoro.   
Ida

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di Jorge Mario Bergoglio

Si è fatto riferimento all’evangelizzazione. È la ragion d’essere della Chiesa. "La dolce e confortante gioia di evangelizzare" (Paolo VI). È lo stesso Gesù Cristo che, da dentro, ci spinge.

1) Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare presuppone nella Chiesa la "parresìa" di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mi­stero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e del­l’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria.

2) Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene au­toreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istitu­zioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sor­ta di narcisismo teologico. Nell’Apocalisse, Gesù dice che Lui sta sulla soglia e chiama. Evidentemente il testo si riferisce al fatto che Lui sta fuori dalla porta e bussa per en­trare... Però a volte penso che Gesù bussi da dentro, perché lo lasciamo uscire. La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù Cristo dentro di sé e non lo lascia uscire.

3 ) La Chiesa, quando è autoreferenziale, senza rendersene conto, crede di avere luce propria; smette di essere il "mysterium lunae" e dà luogo a quel male così grave che è la mondanità spirituale (secondo De Lubac, il male peggiore in cui può incorrere la Chiesa): quel vivere per darsi glo­ria gli uni con gli altri. Semplificando, ci sono due immagini di Chiesa: la Chiesa evangeliz­zatrice che esce da se stessa; quella del "Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans" [la Chiesa che religiosamen­te ascolta e fedelmente proclama la Parola di Dio - ndr], o la Chiesa mondana che vi­ve in sé, da sé, per sé. Questo deve illuminare i possibili cambiamenti e riforme da realizzare per la salvezza delle anime.

4) Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contempla­zione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive "della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare".

Roma, 9 marzo 2013