grazie a Maurizio per la segnalazione.
«La lunga sofferenza della piccola-grande Armenia»
Corriere della Sera 15 Ottobre 2020
La piccola-grande Armenia sta ancora soffrendo. Piccola per il territorio, grande per storia, cultura, fede, martirio. È uno stato ridimensionato, schiacciato dagli interessi turchi che alimentano le rivendicazioni degli Azeri nel Nagorno-Karabakh. All’inizio del secolo passato il popolo armeno ha sofferto a causa di un tremendo progetto turco che mirava al suo annientamento totale. Fu un genocidio, consumato dall’Impero ottomano, costato 1,5 milioni di morti e centinaia di migliaia di profughi, attraverso sofferenze indicibili documentate ormai anche dagli storici e dalla grande letteratura. Penso fra tutti ai «40 giorni del Mussa Dagh» di Franz Werfel e a «La masseria delle allodole» di Antonia Arslan. La Turchia, erede di quell’Impero, non ha mai riconosciuto quei delitti e solo di recente si sono levate da parte di alcuni Paesi occidentali voci di vicinanza. In questi giorni sono in corso trattative che speriamo possano portare al riaffermarsi della pace. Qualcosa l’Europa e l’Occidente hanno detto. Ma troppo debole è il loro grido. L’Europa, in questi ultimi decenni, ha concepito se stessa prevalentemente in termini di denaro e di mercato, marginalizzando la grandezza della propria storia, fede e cultura. Non è in grado di esprimersi a una voce sola a causa di interessi ed equilibri che diventano così il criterio prevalente del proprio sguardo sul mondo. A breve andare questa miopia andrà a discapito di un rafforzamento dei vincoli tra i popoli dell’Europa stessa. Come cittadino italiano e vescovo della Chiesa cattolica desidero invitare tutti a riflessione e preghiera in difesa di un popolo fratello che rappresenta per tutti noi un esempio di resistenza al sopruso della forza attraverso la consapevolezza della propria cultura e della propria tradizione.