lunedì 25 settembre 2017

Mendicanti o gendarmi?

È stata pubblicata una lettera a papa Francesco, in cui gli si chiede di rettificare sette affermazioni che sarebbero inconciliabili con la fede cattolica. La lettera è firmata da una sessantina di professori, giornalisti e intellettuali e da un vescovo (Mons Fellay, il successore di Marcel Lefebvre, dalle cui azioni scaturì uno scisma, oggi quasi riassorbito nella cattolicità grazie agli ultimi 3 papi).

I firmatari hanno creato un sito www.correctiofilialis.org e aperto la sottoscrizione alla loro lettera. La lettera è stata pubbliata contemporaneamente in più lingue (non so quali, ma diverse).

Neppure io sosterrei le affermazioni che questi firmatari sostengono il papa sostenga. Le hanno redatte in latino, credo per evitare ambiguità di comprensione. La traduzione italiana è di Vatican Insider.

A lato: il bacio di Maria e Giuseppe, dalla Rivista di pedagogia religiosa.

Ci sono diversi aspetti in questa vicenda che ne fanno un buon caso di studio della radice della confusione presente:

1. Il papa ha chiesto esplicitamente, in più occasioni, che si aprisse un dibattito, che si parlasse dei punti che stanno oggi più a cuore ai credenti e che si cercasse la strada migliore per proseguire il cammino, insieme.

2.  Ha pubblicato due encicliche densissime e ha fatto tenere due sinodi sulle tematiche citate in questa lettera.

3. I firmatari della lettera hanno molto a cuore il primato del papa, credono fermamente nella gerarchia ecclesiastica, ma correggono il papa, correggono cioè chi nella Chiesa ha proprio il compito di sorreggere lui la fede di tutti gli altri.
 
4. Pensano che le questioni di Dio prescindano completamente da due dimensioni che sono invece vitali per il fatto cristiano: la libertà e l'incarnazione, l'unicità del concreto (la carne).

  • la libertà, perché la grazia deve agire meccanicamente (tesi 1)
  • l'unicità del concreto perché il convivere "more uxorio", cioè come marito e moglie, è considerato come un perimetro che invariabilmente e sempre è peccaminoso se la forma non è esattamente quella prevista dal diritto canonico. (tesi 2)
Eppure è proprio di Dio agire liberamente ed è proprio lo spazio del rapporto personale quello che meno si presta alle generalizzazioni e a una definizione legale. E si presta invece al giudizio di fede sacramentalmente illuminato della confessione, come il papa continua a ribadire. È responsabilità dei vescovi e dei confessori giudicare questo ambito, non dei canonisti.
I canonisti possono contribuire al fatto che ci siano buoni vescovi, buoni confessori.

Il dibattito richiesto dal papa e maldestramente attuato da questi intellettuali, è urgente e importante perché si tratta del germe della vita. E il mondo sta morendo.

Cari saluti,
Ida


(1)“Homo iustificatus iis caret viribus quibus, Dei gratia adiutus, mandata obiectiva legis divinae impleat; quasi quidvis ex Dei mandatis sit iustificatis impossibile; seu quasi Dei gratia, cum in homine iustificationem efficit, non semper et sua natura conversionem efficiat ab omni peccato gravi; seu quasi non sit sufficiens ut hominem ab omni peccato gravi convertat.”
«1. Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave». 

(2) Christifidelis qui, divortium civile a sponsa legitima consecutus, matrimonium civile (sponsa vivente) cum alia contraxit; quique cum ea more uxorio vivit; quique cum plena intelligentia naturae actus sui et voluntatis propriae pleno ad actum consensu eligit in hoc rerum statumanere: non necessarie mortaliter peccare dicendus est, et gratiam sanctificantem accipere et in caritate crescere potest.”
«2. I cristiani che hanno ottenuto il divorzio civile dal coniuge con il quale erano validamente sposati e hanno contratto un matrimonio civile con un’altra persona (mentre il coniuge era in vita); i quali vivono 'more uxorio' con il loro partner civile e hanno scelto di rimanere in questo stato con piena consapevolezza della natura della loro azione e con il pieno consenso della volontà di rimanere in questo stato, non sono necessariamente nello stato di peccato mortale, possono ricevere la grazia santificante e crescere nella carità». 

(3) “Christifidelis qui alicuius mandati divini plenam scientiam possidet et deliberata voluntate in re gravi id violare eligit, non semper per talem actum graviter peccat.”
«3. Un cristiano può avere la piena conoscenza di una legge divina e volontariamente può scegliere di violarla in una materia grave, ma non essere in stato di peccato mortale come risultato di quell’azione». 

(4) “Homo potest, dum divinae prohibitioni obtemperat, contra Deum ea ipsa obtemperatione peccare.”
«4. Una persona, mentre obbedisce alla legge divina, può peccare contro Dio in virtù di quella stessa obbedienza». 

(5) “Conscientia recte ac vere iudicare potest actus venereos aliquando probos et honestos esse aut licite rogari posse aut etiam a Deo mandari, inter eos qui matrimonium civile contraxerunt quamquam sponsus cum alia in matrimonio sacramentali iam coniunctus est.”
«5. La coscienza può giudicare veramente e correttamente che talvolta gli atti sessuali tra persone che hanno contratto tra loro matrimonio civile, quantunque uno dei due o entrambi siano sacramentalmente sposati con un’altra persona, sono moralmente buoni, richiesti o comandati da Dio». 

(6) “Principia moralia et veritas moralis quae in divina revelatione et in lege naturali continentur non comprehendunt prohibitiones qualibus genera quaedam actionis absolute vetantur utpote quae propter obiectum suum semper graviter illicita sint.”
«6. I principi morali e le verità morali contenute nella Divina Rivelazione e nella legge naturale non includono proibizioni negative che vietano assolutamente particolari generi di azioni che per il loro oggetto sono sempre gravemente illecite». 

(7) “Haec est voluntas Domini nostri Iesu Christi, ut Ecclesia disciplinam suam perantiquam abiciat negandi Eucharistiam et Absolutionem iis qui, divortium civile consecuti et matrimonium civile ingressi, contritionem et propositum firmum sese emendandi ab ea in qua vivunt vitae conditione noluerunt patefacere.”
«7. Nostro Signore Gesù Cristo vuole che la Chiesa abbandoni la sua perenne disciplina di rifiutare l’Eucaristia ai divorziati risposati e di rifiutare l’assoluzione ai divorziati risposati che non manifestano la contrizione per il loro stato di vita e un fermo proposito di emendarsi». 


Impostazioni post Etichette Data di pubblicazione 25/09/17 10:41 Ora estiva dell'Europa centrale Permalink Ubicazione Opzioni