martedì 22 marzo 2016

Giovanni Pascoli: Il focolare. È un'esigenza naturale irriducibile, ma delude, perché non c'è nïente. Perché non c'è? Se c'è il balenìo, se c'è l'esigenza, perché non c'è? Lo dice lui che non c'è!

Da Si può (veramente?!) vivere così? di Luigi Giussani, pagina 584: 
È l'idea della chiesa secondo Pascoli. È un'esigenza naturale irriducibile. È un'esigenza naturale questa, ma deludente, perché è il balenìo di una cosa che non c'è. Perché non c'è? Se c'è il balenìo, se c'è l'esigenza, perché non c'è? Lo dice lui che non c'è!!

I
È notte. Un lampo ad or ad or s'effonde,
e rileva in un gran soffio di neve
gente che va né dove sa né donde.

Vanno. Via via l'immensa ombra li beve.
E quale è solo e quale tien per mano
un altro sé dal calpestìo più breve.

E chi gira per terra l'occhio vano,
e chi lo volge al dubbio d'una voce,
e chi l'innalza verso il ciel lontano,

e chi piange, e chi va muto e feroce.


II
Piangono i più. Passano loro grida
inascoltate: niuno sa ch'è pieno,
intorno a lui, d'altro dolor che grida.

Ma vede ognuno, al guizzo d'un baleno,
una capanna sola nel deserto;
e dice ognuno nel suo cuore - Almeno

riposerò! - Dal vagolare incerto
volgono a quella sotto l'aer bruno.
Eccoli tutti avanti l'uscio aperto

della capanna, ove non è nessuno.


III
Sono ignoti tra loro, essi, venuti
dai quattro venti al tacito abituro:
a uno a uno penetrano muti.

- Qui non fa così freddo e così scuro! -
dicono tra un sospiro ed un singulto;
e si assidono mesti intorno al muro.

E dietro il muro palpita il tumulto
di tutto il cielo, sempre più sonoro:
gemono al buio, l'uno all'altro occulto;

tremano... Un focolare è in mezzo a loro.


IV
Un lampo svela ad or ad or la gente
mesta, seduta, con le braccia in croce,
al focolare in cui non è nïente.

Tremano: in tanto il bàttito veloce
sente l'un cuor dell'altro. Ognuno al fianco
trova un orecchio, trova anche una voce;

e il roseo bimbo è presso il vecchio bianco,
e la pia donna all'uomo: allo straniero
omero ognuno affida il capo stanco,

povero capo stanco di mistero. 


V
Ed ecco parla il buon novellatore,                      [il don Gius dice: il prete]
e la sua fola pendula scintilla,
come un'accesa lampada, lunghe ore

sopra i lor capi. Ed ecco ogni pupilla
scopre nel vano focolare il fioco
fioco riverberìo d'una favilla.

Intorno al vano focolare a poco
a poco niuno trema più né geme
più: sono al caldo; e non li scalda il fuoco,

ma quel loro soave essere insieme.


VI
Sporgono alcuni, con in cuor la calma,
le mani al fuoco: in gesto di preghiera
sembrano tese l'una e l'altra palma.

I giovinetti con letizia intiera
siedon del vano focolare al canto,
a quella fiamma tiepida e non vera.

Le madri, delle mani una soltanto
tendono; l'altra è lì, sopra una testa
bionda. C'è dolce ancora un po' di pianto,

nella capanna ch'urta la tempesta.


VII
Oh! dolce è l'ombra del comun destino,
al focolare spento. Esce dal tetto
alcuno e va per suo strano cammino;

e la tempesta rompe aspro col petto
maledicendo; e qualche sua parola
giunge a quel mondo placido e soletto,

che veglia insieme; e il nero tempo vola
su le loro soavi anime assorte
nel lungo sogno d'una lenta fola;

mentre all'intorno mormora la morte.