martedì 2 dicembre 2014

La Chiesa non ha luce propria. Deve guardare Gesù Cristo! La Chiesa, i primi Padri la chiamavano “mysterium lunae”, il mistero della luna, perché? Perché dà luce, ma non propria, è quella che viene dal sole.


(28-30 NOVEMBRE 2014)

CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE
DURANTE IL VOLO DI RITORNO DALLA TURCHIA
Volo Papale
Domenica, 30 novembre 2014

[...]
Buona sera, Santità.

(Papa Francesco)
Stai bene?

(Mimmo Muolo)
Bene, grazie. Santità, sono onorato di farLe questa domanda a nome dei giornalisti italiani. Mi ha colpito una frase che Lei ha detto questa mattina durante la Divina Liturgia: “Voglio assicurare a ciascuno di voi che per giungere alla meta sospirata della piena unità la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza”. Vorremmo che Lei ci spiegasse di più questa frase, se è possibile, e se riguardava appunto il problema del Primato a cui Lei accennava prima.

(Papa Francesco)
Quella non è un’esigenza: è un accordo, perché anche loro lo vogliono; è un accordo per trovare una forma che sia più conforme a quella dei primi secoli. Una volta ho letto una cosa che mi ha fatto pensare. Fra parentesi, quello che io sento di più profondo in questo cammino dell’unità è l’omelia che ho fatto ieri, sullo Spirito Santo. Soltanto il cammino dello Spirito Santo è quello giusto, perché Lui è sorpresa, Lui ci farà vedere dov’è il punto; è creativo… Il problema – questo forse è un’autocritica, ma è più o meno quello che ho detto nelle congregazioni generali prima del Conclave – la Chiesa ha il difetto, l’abitudine peccatrice, di guardare troppo se stessa, come se credesse di avere luce propria. 

Ma guarda: la Chiesa non ha luce propria. Deve guardare Gesù Cristo! La Chiesa, i primi Padri la chiamavano “mysterium lunae”, il mistero della luna, perché? Perché dà luce, ma non propria, è quella che viene dal sole. E quando la Chiesa guarda troppo se stessa, vengono le divisioni. Ed è quello che è successo dopo il primo millennio. 

Oggi a tavola, parlavamo del momento, di un posto - non ricordo quale - dove un cardinale è andato a dare la scomunica del Papa al Patriarca: ha guardato se stessa, in quel momento, la Chiesa! Non ha guardato Gesù Cristo. E io credo che tutti questi problemi che vengono tra di noi, tra i cristiani - almeno parlo della nostra Chiesa cattolica - vengono quando guarda se stessa: diventa autoreferenziale. Oggi Bartolomeo ha usato una parola che non è “autoreferenziale” ma assomigliava abbastanza, molto bella … non la ricordo adesso, ma molto bella, molto bella [il termine, tradotto in italiano, era “introversione”]. 

Loro accettano il Primato: nelle Litanie, oggi, hanno pregato per il “Pastore e Primate”. Come dicevano? “Ποιμένα καί Πρόεδρον”, “Colui che presiede…”. Lo riconoscono, lo hanno detto oggi, davanti a me. Ma per la forma del Primato, dobbiamo andare un po’ al primo millennio per ispirarci. Non dico che la Chiesa ha sbagliato, no. Ha fatto la sua strada storica. Ma adesso la strada storica della Chiesa è quella che ha chiesto san Giovanni Paolo II: “Aiutatemi a trovare un punto d’accordo alla luce del primo millennio”. Il punto chiave è questo. Quando si rispecchia in se stessa, la Chiesa rinuncia ad essere Chiesa per essere una “Ong teologica”. [...]



SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE
Cattedrale Cattolica dello Spirito Santo, Istanbul
Sabato, 29 novembre 2014


All’uomo assetato di salvezza, Gesù nel Vangelo si presenta come la fonte a cui attingere, la roccia da cui il Padre fa scaturire fiumi di acqua viva per tutti coloro che credono in Lui (cfr Gv 7,38). Con questa profezia, proclamata pubblicamente a Gerusalemme, Gesù preannuncia il dono dello Spirito Santo che riceveranno i suoi discepoli dopo la sua glorificazione, cioè la sua morte e risurrezione (cfr v. 39).

Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto, creal’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo. Tutta la vita e la missione della Chiesa dipendono dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa.

La stessa professione di fede, come ci ricorda san Paolo nella prima Lettura di oggi, è possibile solo perché suggerita dallo Spirito Santo: «Nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3b). Quando noi preghiamo, è perché lo Spirito Santo suscita in noi la preghiera nel cuore. Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti. Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito che ci ha afferrati. Quando andiamo oltre le parole di convenienza e ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che riscalda il cuore, siamo stati certamente toccati dallo Spirito Santo.

È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.

La moltitudine delle membra e dei carismi trova il suo principio armonizzatore nello Spirito di Cristo, che il Padre ha mandato e che continua a mandare, per; compiere l’unità tra i credenti. Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore. La Chiesa e le Chiese sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, ponendosi in un atteggiamento di apertura, di docilità e di obbedienza. E’ Lui che armonizza la Chiesa. Mi viene in mente quella bella parola di San Basilio il Grande: “Ipse harmonia est”, Lui stesso è l’armonia.

Si tratta di una prospettiva di speranza, ma al tempo stesso faticosa, in quanto è sempre presente in noi la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo. E la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo anche quando lascia da parte la tentazione di guardare sé stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito. Egli è freschezza, fantasia, novità.

Le nostre difese possono manifestarsi con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee, sulle nostre forze – ma così scivoliamo nel pelagianesimo –, oppure con un atteggiamento di ambizione e di vanità. Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente gli altri e di aprirci ad un dialogo sincero con loro. Ma la Chiesa, scaturita dalla Pentecoste, riceve in consegna il fuoco dello Spirito Santo, che non riempie tanto la mente di idee, ma incendia il cuore; è investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma abilita ad un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere.
Nel nostro cammino di fede e di vita fraterna, più ci lasceremo guidare con umiltà dallo Spirito del Signore, più supereremo le incomprensioni, le divisioni e le controversie e saremo segno credibile di unità e di pace. Segno credibile che il nostro Signore è risorto, è vivo.

Con questa gioiosa certezza, abbraccio tutti voi, cari fratelli e sorelle: il Patriarca Siro-Cattolico, il Presidente della Conferenza Episcopale, il Vicario Apostolico Mons. Pelâtre, gli altri Vescovi ed Esarchi, i presbiteri e i diaconi, le persone consacrate e i fedeli laici, appartenenti alle differenti comunità e ai diversi riti della Chiesa Cattolica. Desidero salutare con fraterno affetto il Patriarca di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, il Metropolita Siro-Ortodosso, il Vicario Patriarcale Armeno Apostolico e gli esponenti delle Comunità Protestanti, che hanno voluto pregare con noi durante questa celebrazione. Esprimo loro la mia riconoscenza per questo gesto fraterno. Un pensiero affettuoso invio al Patriarca Armeno Apostolico Mesrob II, assicurandogli la mia preghiera.

Fratelli e sorelle, rivolgiamo il nostro pensiero alla Vergine Maria, la Santa Madre di Dio. Insieme a Lei, che ha pregato nel cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, preghiamo il Signore perché mandi il suo Santo Spirito nei nostri cuori e ci renda testimoni del suo Vangelo in tutto il mondo. Amen!