Dal sito della diocesi di Lugano riprendo il testo dell'intervento del nostro nuovo vescovo, don Valerio Lazzeri
Eccellenza,
caro don Mino,
Cari
confratelli nel ministero,
Voi
tutti, amici qui convenuti per questo annuncio tanto atteso,
Evidentemente,
posso solo provare a dirvi alcuni dei miei sentimenti di questo momento. Naturalmente,
c'è anzitutto in me il fremito di fronte all'evidente sproporzione tra la mia
persona e il compito che le viene affidato. Subito però anche mi nasce dentro
la commossa e viva gratitudine per la fiducia che mi viene accordata.
Sono
grato anzitutto al Signore per la sua chiamata, che accolgo sapendolo
incrollabilmente fedele a ogni sua promessa. Ringrazio poi il Santo Padre, Papa
Francesco, e tutti coloro che con Lui hanno voluto vedere in me la possibilità
- lontanissima da ogni mia immaginazione - di affidarmi questo servizio nella
Chiesa che è a Lugano: una follia, vi confesso, per quello che conosco di me
stesso, ma anche - ho subito pensato - una straordinaria occasione offertami
per esprimere concretamente, in un nuovo e più impegnativo servizio, tutto il
mio amore per
questa
realtà diocesana, in tutte le sue varie componenti. Nel suo grembo, sono nato
alla fede, sono stato nutrito e fatto crescere in Gesù Cristo, sono stato
accompagnato al ministero. Ora è per me il momento della mia fattiva
riconoscenza.
Esprimo
poi il mio grazie a Lei, carissimo don Mino, per la Sua affettuosa, sempre
paterna, e ora anche fraterna, vicinanza. Ricevo dalle Sue mani operose un
campo, certo, molto complesso, articolato, non facile da lavorare, ma anche
ricco e affascinante. So con certezza, fin d'ora, che molte delle realtà buone
che mi sarà dato di incontrare sono il frutto della sua straordinaria dedizione
e della sua indefessa fatica pastorale di questi dieci anni. Mi viene in mente
Eliseo, che con audacia chiese di ricevere due terzi della forza di Elia, suo
maestro. Da parte mia, sarei grato al Signore di avere anche solo un terzo del
fuoco generoso del mio predecessore!
La
Sacra Scrittura, infine, come sempre, anche in questa circostanza mi è di
grande conforto.
Ho
trovato in essa le parole del mio motto episcopale. Nel libro del Siracide,
dove si danno le indicazioni per i banchetti: "Se ti hanno fatto
capotavola, non esaltarti. Comportati con gli altri come uno di loro. Pensa a
loro e poi mettiti a tavola; quando avrai compiuto il tuo dovere, accomodati
per far festa con loro... Parla, o anziano, poiché ti si addice, ma con saggezza,
e non disturbare la musica" (Sir 32,1-5). "Non impedias
musicam".
È
il monito che mi pare di dover tenere sempre davanti agli occhi. Mi ricorderà
costantemente che non ho scritto io la partitura di ciò che insieme dobbiamo
suonare. E che in nessun modo mi appartengono gli strumenti. Avrò, certo, la
parola a disposizione, per insegnare, santificare e governare, ma non per entrare
in concorrenza con la musica da Dio solo pensata ed eseguita.
Da
parte mia, da solo, posso unicamente promettervi di servirla, questa musica del
Vangelo di Gesù Cristo, di non disturbarla
nella sua armonia. Sono però convinto che insieme, con la forza dello
Spirito Santo, potremo fare qualcosa di importante per rivelarne la bellezza,
renderla udibile a tutti, farla riconoscere e - speriamo - sempre di più farla
amare. Per questo, confido nella vostra amicizia e nelle vostre preghiere. Ci
aiuti il Signore. Grazie di cuore a tutti!